L’efficacia della fisioterapia nella malattia di Parkinson
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa, cronica e progressiva che causa disordini del movimento.
La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che, solo in Italia, colpisce oltre 300 mila persone. La riabilitazione svolge un ruolo cruciale sulla autonomia e sulla gestione delle problematiche correlate.
In cosa consiste questa malattia?
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa, cronica e progressiva che causa disordini del movimento.
Questa patologia deriva da una degenerazione dei neuroni presenti nell'area della "sostanza nera", una parte del sistema nervoso centrale, il loro scopo è la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per il corretto svolgimento del movimento volontario. Un deficit di questa sostanza provoca l'insorgenza dei sintomi della malattia.
Come si manifesta?
I sintomi più comuni del Parkinson sono:
- rigidità dei segmenti corporei causata dall'aumento del tono muscolare
- tremore involontario che di solito colpisce le mani. Solitamente si manifesta a riposo e scompare durante il movimento volontario
- bradicinesia, ossia il rallentamento dei movimenti volontari
- riduzione o perdita della mimica facciale e della gestualità
- instabilità posturale che comporta deficit di equilibrio e progressiva assunzione della caratteristica postura camptocormica con il busto in atteggiamento flessorio
- disturbo del cammino: diventa sempre più lento e insicuro aumentando il rischio di caduta. È caratterizzato da: piccoli passi, riduzione delle reazioni di equilibrio, difficoltà e insicurezza nei cambi di direzione, difficoltà nel camminare mentre si svolge una seconda attività ed episodi di freezing (arresto improvviso e involontario del cammino in cui i piedi rimangono “incollati” al suolo mentre il corpo continua a progredire)
- disturbi di deglutizione, di masticazione e del linguaggio
- disturbi cognitivi e depressione
Questi sintomi compaiono quando la degenerazione è già in atto, sarebbe dunque opportuno sottoporsi a una visita medica specialistica non appena si hanno le prime manifestazioni per diagnosticare la patologia e iniziare le cure il prima possibile, rallentando così il decorso della malattia.
Come si interviene?
Ai soggetti con questa diagnosi si raccomanda il mantenimento di uno stile di vita attivo e il regolare svolgimento di attività fisica, per questo motivo sarebbe opportuno intraprendere un idoneo programma di mantenimento per contrastare la progressiva perdita di funzioni.
Nelle fasi intermedie è fondamentale la presa in carico del paziente da parte del fisioterapista il quale definirà il programma riabilitativo che verrà personalizzato in base alle problematiche specifiche e le difficoltà incontrate nella vita quotidiana.
Vengono proposti trattamenti posturali e terapia manuale per contrastare la rigidità, terapia strumentale nel caso il paziente presenti dolore acuto o cronico, esercizi di equilibrio e coordinazione con l’uso della pedana sensorizzata, ricondizionamento cardiovascolare e rinforzo muscolare, esercizi per migliorare la qualità del cammino imparando a gestire le situazioni in cui il rischio di caduta è maggiore (freezing e cambi di direzione).
In base alle necessità e capacità motorie del paziente si può valutare l’utilizzo di ausili e ortesi per migliorare la deambulazione sia in ambienti interni che esterni.